Nuova agricoltura. A Carmignano si pensa di fare farmaci dalle foglie di olivo

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30 Novembre 24

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CARMIGNANO – E’ più di un’ipotesi: c’è l’interesse di un’impresa che ha già preso contatti con il team dell’Università di Firenze che sta eseguendo la ricerca; c’è l’attenzione delle aziende agricole («la prima volta che siamo venuti, in una serata peraltro impervia battuta da una pioggia intensa, ci trovammo di fronte una trentina di operatori», ricorda la professoressa Nadia Mulinacci); c’è la possibilità concreta di ricavare principi attivi dagli olivi, confermata dalla stessa professoressa Mulinacci e dai suoi colleghi, i professori Maria Bellumore, Lorenzo Cecchi e Tommaso Ugolini, dei dipartimenti di Neurofarba (Neuroscienza, Psicologia, area del Farmaco e della salute del bambino) e di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Università di Firenze, saliti sino a Carmignano per presenziare stamani nella Sala consiliare all’evento (forse) principale tra quelli d’apertura dell’Antica Fiera.

Il “trasferimento tecnologico in agricoltura” è già qualcosa di più della possibilità evocata nell’introduzione della conferenza dall’assessore comunale allo Sviluppo economico Dario Di Giacomo, che con il gruppo di ricercatori di Unifi si incontra da tempo: «Per Carmignano è un’opportunità nuova e affasciante, una nuova occasione di sviluppo. Lo è per la nostra agricoltura, che accanto all’olio, al vino, ai fichi secchi, potrebbe sfruttare nuove circostanze commerciali. Il tutto nell’assoluto rispetto dell’ambiente».

Il progetto a cui stanno lavorando i due dipartimenti universitari di Neurofarba e Scienze agrarie è a suo modo semplice: tirare fuori dalle foglie secche dell’olivo sostanze chimiche da impiegare nella produzione di farmaci. «Per noi – dice l’assessore Di Giacomo – sarebbe importante che questi “scarti” trovassero un utilizzo. Abbiamo il problema, lo hanno le nostre imprese agricole, dello smaltimento degli sfalci da potature e di evitare il ricorso agli abbruciamenti». Le analisi fin qui condotte dai ricercatori Unifi, come da parole da loro pronunciate, dicono che «la materia prima c’è, ed è di buona qualità»: la buona qualità ai fini di un eventuale sfruttamento industriale è stata la prima richiesta avanzata dall’impresa in contatto con i due dipartimenti universitari fiorentini. Certo per passare dalla ricerca alla produzione la strada è ancora lunga, si tratta di capire, come ha detto la professoressa Mulinacci, «se esistono le condizioni di mercato per creare valore aggiunto dai co-prodotti della filiera olivicolo-olearia». Il che significa: avere una buona quantità di fogliame da olivo da essiccare («una massa critica tale da poter sostenere una linea produttiva», spiega la professoressa Mulinacci) e valutare costi e investimenti richiesti («condizione altrettanto imprescindibile per intraprendere qualsiasi azione economica e imprenditoriale», ancora Mulinacci).

Il messaggio partito stamani dalla Sala consiliare è però chiaro: «Si può fare». L’ultima battuta, allora, è del sindaco Edoardo Prestanti: «Quando a Carmignano parliamo di sviluppo sostenibile parliamo di queste cose, di un’agricoltura che s’innova, che aiutata dalla tecnologia scopre inedite occasioni di crescita, rispettando la terra e il suolo. Se accanto ai nostri tipici prodotti possiamo trarre altro dalla terra, persino dagli scarti delle lavorazioni, ben venga tutto questo. A Carmignano l’economia circolare è una realtà».

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